Giovanni Del Brenna

IBIDEM

New York, è stato l’inizio, il luogo dove Giovanni Del Brenna si è reso conto che le fotografie scattate nella Grande Mela, potevano essere scattate in altre grandi città dove aveva vissuto o che aveva visitato. Saskia Sassen le chiama “Città Globali”.

Giovanni Del Brenna segue la scia di quelle città, Tokyo, Londra, Milano, Berlino, Parigi, Shanghai, Hong Kong, Los Angeles, Singapore, alla ricerca di un luogo definito e definibile per scoprire che, forse questo luogo, non esiste. E rendersi conto che Tutte le città fanno parte dello stesso puzzle…si assomigliano di più le une alle altre che al paese a cui appartengono.

Come scrive Marc Augé nella postfazione di IBIDEM, il libro pubblicato nel 2014, Il paradosso e la sfida di Giovanni Del Brenna sono doppi: percorrere il mondo per trovarvi il contrario della diversità, illustrare la solitudine e l’isolamento per condividerne con altri l’evidenza.

Lo stesso autore racconta I miei amici sono sparpagliati dappertutto. Dovunque io vada, qualcuno mi ospita a casa sua. Nelle grandi città mi sento a casa, ma non è mai casa.

Augé prosegue: Questa contraddizione è feconda; è quella di ogni iniziativa artistica. Gli aspetti ricorrenti del mondo sono quelli dello sguardo che se ne impadronisce, e questo stesso sguardo ha bisogno di un testimone.

Nato a Genova, dove non ha mai vissuto, ha girato il mondo fin da piccolo al seguito dei suoi genitori, come lo definisce Carole Naggar, Del Brenna è Straniero anche lui per destino o per scelta, non possiede un luogo natale, né un luogo dove si riconosca veramente. Non appartiene, non desidera (non sa ?) appartenere.

Forse una sofferenza, ma anche uno strumento lucido, ironico, emozionato, per vederci più chiaro.

Del Brenna si descrive come un collezionista di ricordi. E si muove nello spazio urbano facendone raccolta.

I libri dipinti in bianco e nero contrastano con il rosso delle pareti e con il velluto delle poltrone; il grigio della pila di giornali accatastati, del computer e dell’ufficio anonimo è illuminato dalla luce accecante del sole; la donna/sirena è dentro l’acquario, all’interno del locale un uomo fuma e non la guarda; il laghetto in stile giapponese è inquadrato dal vetro di un edificio.

Nessuna delle inquadrature ha una connotazione geografiche specifica, lo sguardo di Del Brenna si concentra su porzioni di realtà volutamente isolate dal contesto circostante: lo scorcio del parcheggio sotterraneo, il dettaglio di un caffè da asporto, il modellino di un aeroplano.

Le metropoli che ha attraversato si sono trasformate e continuano a trasformarsi, diventano ovunque sempre più omogenee a causa dell’arrivo di qualcosa che appartiene a tutti i luoghi e a nessuno allo stesso tempo. Perdono la loro specificità e unicità e divengono nonluoghi ma, come scrive Augé, Non esistono luoghi o nonluoghi in senso assoluto. Il luogo degli uni può essere il nonluogo degli altri e viceversa. In questo rimando di spazi, l’oggetto della ricerca di Giovanni Del Brenna è la solitudine del mondo o la sua? Certamente non si oppongono l’una all’altra e si comprende che cosa nello spettacolo del mondo di oggi affascina e cattura il nostro fotografo. Lost in translation: ritroviamo il paradosso iniziale; ci sentiamo vicini a coloro che esprimono così bene il nostro isolamento, e all’improvviso è come se fossimo un po’ meno solitari – un po’ più solidali?

Nel percorso per le città del mondo, è Singapore il punto di svolta. Una città completamente sterilizzata e nuova, dove il passato è stato interamente spazzato via e relegato nei musei. Dove Del Brenna capisce che ciò che lo interessa è il momento speciale che stiamo vivendo: la transizione.

SCHEDA TECNICA

Numero Opere: 14 fotografie a colori

Formato Fotografie: 30 x 40 cm

Tipo di stampe: Stampa a getto d’inchiostro • Carta cotone 305 g Hahnemühle Photo Rag Ultra Smooth

Cornici: Legno nero • 40 x 50 cm

Catalogo:
Ibidem
Fotografie di Giovanni Del Brenna
Testi di Marc Augé e Carole Naggar
Inglese / Francese / Italiano
132 pagine


Giovanni Del Brenna nasce a Genova nel 1974, passa l’infanzia in Brasile, a Rio de Janeiro e l’adolescenza tra l’Italia, il Portogallo e la Francia. Si laurea in Ingegneria Meccanica al Politecnico di Milano e decide di dedicarsi alla sua passione: la fotografia. Ammesso all’International Center of Photography di New York, segue il corso di Fotografia Documentaria e Fotogiornalismo. A New York lavora per due anni come assistente di James Nachtwey, entra a far parte dell’agenzia Grazia Neri, è ammesso all’Eddie Adams Workshop del 2003. Il suo lavoro è stato esposto a New York, Milano, Lisbona e Metz ed è stato pubblicato sulle maggiori testate italiane e internazionali. Nel giugno 2006 lavora per Hermès Italia al libro L’Aria di Firenze; nel 2011 EDF gli commissiona il libro En Produisant par la Lorraine sul passato, presente e futuro delle centrali termiche in Lorena. È stato nominato da Getty Images, New Photographer 2007 for advertisement. Nel 2014, pubblica Ibidem. Dal 2017 sta portando avanti una ricerca sul fenomeno dell’agricoltura urbana. Vive e lavora a Parigi.